Espedienti

Senza titolo

Voglio innanzi tutto sgombrare il campo da possibili equivoci: come molti di voi sapranno io sono un alcolista e bevo di tutto, compresa la lozione dopobarba a base alcolica. Ci sono quindi ragioni sufficienti per comprendere la refrattarietà dei vicini di casa nei miei confronti. Però non bevo vino perché non mi piace. E ciò spiega l’incredulità di tutti i condomini. Se mettiamo insieme le due cose si può anche capire a quali livelli di sospetto venga guardato. In altre parole, sono un beone sottoposto a un regime di vigilanza indiretta.

Chiarite le premesse, aggiungo tuttavia che quando mi metto ai fornelli è meglio mollarmi. Non faccio per vantarmi ma i piatti pronti proposti dalle gastronomie e, meno che mai, quelle cianfrusaglie surgelate, per me non esistono.

Le mie cose sono poche, a volte improvvisati con risultati discutibili, ma sempre di gran godimento per il palato. Aggiungo che così facendo risparmio un sacco di soldi che, ovviamente, reinvesto in alcolici.

Però mi manca il vino e se mi prende l’estro di preparare un risotto alla “Fra’ Diavolo” mi ritrovo in braghe di tela durante una notte buia e tempestosa.

Cazzo, è successo ieri e quando mi prendono certe “fregole” supero anche i formalismi di ballatoio e busso a tutte le porte: “Mi serve un bicchiere di vino, bianco o rosso non importa.” “Per favore” lo aggiungo sempre un attimo dopo e la mancanza di formalismi e di buona educazione mi frega: ne ricevo porte in faccia. Morale, sono senza vino, però non demordo e metto in pratica l’espediente della follia: acqua e aceto. Ragazzi! Ne è saltato fuori un risotto al pinzimonio che è piaciuto anche al Maligno, “anche se”, ha aggiunto, “si sente che la qualità del vino è scadente.”

 

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