La Strada Bassa era luogo di avventure, di rifugio, di certezze. Qualche volta anche di appuntamenti galanti che il più delle volte si traducevano in un bacio sulla bocca, però senza lingua. Lì abbiamo sistemato mandrie di cavalli selvaggi che il giorno dopo avremmo cavalcato fino a domarle. Rimaneva da stabilire chi avrebbe fatto il cavallo selvaggio e chi il cow boy, perché essere ingroppato dal Ciccio Merenda non piaceva proprio a nessuno. Ne a lui piaceva dover sempre fare il puledro. In simili circostanze si trovava sempre una via di uscita. Se il Ciccio Merenda fosse riuscito a scavalcarne almeno un paio nel giro di un minuto, ai malcapitati sarebbe toccato il ruolo opposto. Ed erano cazzi acidi. Un passaggio toccato a tutti, per cui eravamo cavalli domati e se facevi il pirla erano frustrate, ché il Merenda, come cow boy ci sapeva fare.
La Strada Bassa era anche la base dei nostri servizi segreti. Lì si studiavano vendette e provocazioni e quando il piano era pronto la banda si muoveva. C’era chi faceva il doposcuola e per ciò costretto a mancare l’impresa. Però bisogna aggiungere che se bigiare la scuola era titolo di merito, bigiare il doposcuola era un rischio della madonna, perché l’aggiunta scolastica già allora costava qualche cosina. Se i genitori l’avessero saputo, erano cinghiate. E siccome i nostri genitori non erano proprio dei pirla, ben presto abbandonammo l’idea dell’Intelligence.
La Strada Bassa era anche un rifugio, dove ti sedevi sul gradino del marciapiedi con la testa stretta tra i pugni e i gomiti appoggiati ai ginocchi. Giorni in cui il mondo non vuole proprio farsi capire. Il Ciccio Merenda arrivava: “Oèì, pirlotto, c’ho qui un panino con la Bologna, ne vuoi un po’?”